JOHN, CLIVE, GLENN: UN EVENTO STORICO
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(Foto Antonio Martinetti)
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Forse non ce ne rendiamo ancora conto, ma il 21 giugno 1998 chi era a Felizzano ha vissuto
un momento davvero storico: l’ultima volta che Glenn Cornick, John Evan e Clive Bunker avevano suonato insieme
prima di quella calda domenica di giugno era stato sempre di domenica, ma 28 anni prima: il 15 novembre 1970 a
Plattsburgh, Stati Uniti. Averli riportati sullo stesso palco e avere convinto Evan a sedersi alle
tastiere dopo anni che non le toccava più è motivo di soddisfazione incredibile. Poco importa che
il sottoscritto (stravolto dalla fatica) abbia raffazzonato un assolo di flauto che grida vendetta al cielo: è
stato ugualmente un momento grandioso.
Forse vale la pena raccontare qualche retroscena di quella esibizione: John Evan si presenta
alla convention all’ultimo momento dopo che pareva ormai impossibile la sua presenza per sopraggiunti problemi
di lavoro (John dirige una compagnia di trasporti). A quel punto, grazie ai buoni uffici di Glenn (senza il quale
non se ne sarebbe fatto nulla), abbiamo provato a convincere John a suonare. Alla convention inglese del ‘96, in
una delle sue rarissime apparizioni, John non aveva suonato come promesso: non se la sente, ormai, perché
ha smesso da anni e dice di sentirsi ridicolo sul palco. Invece a Felizzano, nel camerino, alla fine ha detto sì.
E ha detto sì per un solo motivo (non è presunzione): gli Itullians gli sono simpatici, e ha preso
la convention per il verso giusto. E cioè come una grande festa.
E allora ci siamo messi d’accordo su un pezzo semplice da suonare, anche perché
non c’era il tempo di provare! “We Used to Know”, a conti fatti, era l’unica soluzione possibile: così Glenn
ha scritto velocemente su un foglietto la sequenza di accordi per John. Colpo di scena: scendendo le scale buie
dietro al palco John ha perso gli appunti!! Eppure, quegli accordi gli sono venuti alla mente, insieme a chissà
quanti ricordi. E alla fine del brano si capiva, guardandolo da vicino, che in lui si intrecciavano diverse sensazioni:
il piacere di suonare, i ricordi di una parentesi che ha voluto lasciare definitivamente alle spalle (i rapporti
con Anderson non sono propriamente “idilliaci”). Avessimo insistito, forse sarebbe riapparsa la maschera dell’“ice
cream man” che per tanti anni ha solcato le scene di mezzo mondo con i Jethro Tull. Chiedere di più, francamente,
sarebbe stato eccessivo. Così come non si poteva pretendere troppo per un pezzo mai (e ripeto “mai”) provato
da noi sei nemmeno per un minuto. Tutto alla cieca: ma con Bunker vicino tutto diventa facile, sa trasmettere una
carica incredibile ed è dotato di un tocco magico. Lo si capisce anche guardando il video (lo dico per chi
non ha avuto la fortuna di essere alla convention). In prima fila c’erano gli arzilli genitori di Glenn ad applaudire:
erano commossi anche loro.
Ma l’aneddoto più bello riguarda l’arrivo di John Evan, che in teoria avrebbe dovuto
far parte di “Fangala”; invece a “fangala” ci finisce proprio il Professor che non ha mai tempo per mettersi al
computer e rimanda l’appuntamento con i suoi affezionati (?) lettori al numero otto. Comunque: il vice-presidente
Alberto in una delle sue migliori interpretazioni si trova in Galles per un convegno proprio poche ore prima della
convention. In pratica era riuscito a dimenticarsi di entrambi gli impegni. Comunque non può mancare ad
un appuntamento del genere e organizza un rientro rocambolesco e velocissimo in Italia in aereo la domenica mattina
per poi fiondarsi in macchina alla convention (e, come Zorro, togliersi giacca e cravatta per infilarsi qualche
sano indumento Anderson). Intanto, all’ultimo minuto, John Evan telefona che si è liberato e può
arrivare: riusciamo al volo a trovare un posto in un aereo che, per uno splendido gioco del destino, è lo
stesso sul quale viaggiava Alberto!!! Grazie ai cellulari, il vice-presidente viene avvertito che un certo John
Evan lo aspetta all’aeroporto, non prima di aver mandato sei volte a quel paese il presidente perché non
crede alla notizia. Morale: i due hanno volato fianco a fianco e Alberto ha poi portato in macchina John fino a
Felizzano, riempiendogli la testa di domande sui Jethro, alle quali Evan rispondeva con aneddoti sul Tour de France
(il ciclismo è oggi la sua vera passione). Superato quello scoglio, in effetti, John era pronto ad affrontare
qualsiasi cosa, anche l’enorme ondata di
entusiasmo che lo ha travolto all’arrivo. O era per Alberto?
Insieme ai “grandi vecchi” (che dire di Glenn, il solito amabile istrione?) è stata
piacevolissima la “scoperta” di Jonathan Noyce, l’attuale giovane bassista dei Tull che ha fatto subito amicizia
con i tre ex. Piccolo aneddoto: Clive e Glenn, arrivati già il sabato, presentano Jonathan a John Evan dicendogli
“Lui è Jon, il nuovo bassista dei Tull: è un bravo ragazzo”. Risposta di John: “Un bravo ragazzo?
E cosa ci fa nei Jethro?”. Noyce ha suonato - come già alla convention tedesca - una sua composizione per
basso: non è facile ascoltare un basso solista tracciare una melodia mai udita prima, ma credo che il pubblico
abbia apprezzato. Così come avrà apprezzato Aqualung con i Beggar’s Farm: Jonathan ha fatto davvero
un bel lavoro, soprattutto nella parte acustica.
Inutile dilungarsi sulla “cronaca” della giornata: il video testimonia meglio di ogni
parola il tributo reso alla musica dei Jethro. I Beggar’s Farm e gli Oak hanno offerto due show davvero eccellenti:
i primi forse stanno ancora maledicendo il presidente che li ha quasi obbligati a suonare per intero un brano spaventosamente
difficile come “Black Sunday”, i secondi hanno fatto rivivere per qualche attimo la magia dei primi Jethro, grazie
alla mimica di Gerry Cutillo, che alle spalle aveva niente meno che... Glenn Cornick e Clive Bunker. I giovanissimi
Sherpa (di Sacile, in provincia di Pordenone) e gli In Terra Straniera (di Alessandria) hanno invece dimostrato
che anche ragazzi di vent’anni sanno apprezzare la musica dei Jethro e possono assicurare un futuro ai capolavori
di Anderson. Lincoln, infine, ha compiuto un’opera davvero titanica con Thick as a Brick: ha creato la base della
prima facciata (quasi completa) del disco suonando tutti gli strumenti, per poi eseguire dal vivo le parti di chitarra
e la voce. Complimenti.
Un’ultima parola vorrei ancora
spenderla per Clive Bunker (che era accompagnato da sua figlia, Emma): da un lato ha dimostrato doti umane davvero
uniche, dall’altro ha suonato in maniera “imperiale”. La sua Nothing is Easy - non ce ne vogliano Doane Perry o
Barriemore Barlow - non ha assolutamente uguali. Un mito.
IL QUIZ - Chi non era presente a Felizzano può dilettarsi a casa con le domande
eliminatorie del “Rischiatullo”
(i premi finali - bellissime foto dei Jethro autografate da Anderson
- sono stati inviati da Ian in persona). Chi c’era invece può controllare con maggior calma le risposte.
Provate a vedere quante ne avreste sapute...
1) Chi fa il “Solitario” nel retro copertina di Warchild? 2) Chi è Kenny Wylie?
3) Qual è il titolo dell’unico brano strumentale di Minstrel in the Gallery? 4) Qual è l’unico brano
di Under Wraps che non compare sull’album in vinile, né sul maxi singolo 12” (intitolato Lap of Luxury)
né sul singolo 7” (sia in versione singola che double pack) ma compare invece nel cd? 5) Da quale canzone
sono presi questi versi: “Dream of me as the nights draw cold / still marking time through winter”? 6) Citare almeno
quattro brani di Rock Island che facevano parte della scaletta live del 1989 7) In quale album (escludendo Thick
as a Brick e A Passion Play che in pratica hanno un solo brano) è nominato almeno un animale in ogni canzone? 8) Dove e quando è stato
registrato il bootleg “Fairy Tales from the Pawnshop”? 9) Chi erano i Moonrakers? 10) Dove e quando furono registrati
i “dressing room tapes”? 11) Quale formazione ha registrato il brano “Motoreyes”? 12) Quando si tenne il concerto
al Madison Square Garden trasmesso in mondovisione?
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