A PASSION PLAY (MISTERO SACRO)(1) “Mi vedete ancora, perfino qui?”(2) (La corda d’argento(3) giace a terra) “E così sono morto”, disse il giovane... oltre la collina(4) (non molto lontano) I miei amici (tutti insieme) se ne stanno in fila nonostante i loro taxi(5) siano arrivatitroppo tardi. C’era trambusto lungo Fulham Road(6) C’era silenzio nel Mistero Sacro(7) Un tale senso di splendore (nel) dopo(8) / gravido di magnifiche conquiste tutte immaginate / tristi misfatti nello scompiglio / il pollice ferito urla forte(9), riecheggiando dal Mistero Sacro. Tutti i vecchi consueti cori si affastellano in una tonalità differente(10): melodie che decadono in dolce dissonanza C’era trambusto lungo Fulham Road verso l’Eterno mistero Sacro(11) E chi giunge ad augurarmi fortuna? Un angelo dal dolce profumo(12) è caduto: ha poggiato la testa sulla mia incredulità inondandomi del suo sorriso infinito.
E con un urlo vado, lungo la sabbia(13) scortato da un gruppo di gentiluomini vestiti di pelle - - - NESSUNO(14) (ma qualcuno da trovare). Lungo le desolate distese(15) di ghiaccio vi sono volti che ridono nelle tenebre(16). Volgi e svolgi, ti senti rilassato(17)? - - - Entra nella saladi proiezione. Tutto intorno c’erano le telecamere. Ti abbiamo filmato - - - fai parte della rappresentazione(18). Ecco il tuo documento d’identità(19) (ideale per identificare tutti quanti). Investi la vita nella banca della memoria - - - gli interessi sono nostri e ti ringraziamo. La signora dei gelati si è bagnata(20) per vederti nel mistero sacro: vinci il premio del piacere istantaneo capitano della squadra di cricket discorsi in pubblico con ogni sorta di clima un cavalierato (ricevuto) da una regina(21). I telefoni dei tuoi migliori amici non si sono mai raffreddati per il calore della tua mano(22). C’è / una riga in un articolo di prima pagina / 13 cavalli non piazzati(23). Arrampicati dietro il tuo vecchio ombrello. Ha un brutto squarcio nella tela(24)? Ma / la pioggia filtra solo di tanto in tanto e / il sole non ti lascia mai in pace.
Amante del bianco e nero(25) - - - è la tuaprima notte. La sacra rappresentazione / va fino in fondo / rovina la tua comprensione. Dimmi(26) / come si fa un bambino /come si porta a letto una signora / perché il vecchio cane(27) ulula triste. E l’immacolata verginità della tua sorellina si invola sull’ossuta spalla di un giovane cavallo chiamato George che ha fatto improvvisa irruzione durante il suo ripassodi geografia. (Il corpo esaminante ha esaminato il suo corpo)(28) Attorucolo(29), sentiamo il tuo punto di vista. Sbircia di nascosto i versi scritti sulla manica visto che la memoria non funziona più di tanto. Dimmi / come si giudica il bambino / perché la signora è appassita / perché i vecchi cani ululano tristi.
Tutto di questo e un po’ di quello è l’unico modo per spellare il gatto(30) . E adesso hai perso una pelle o due(31) - - - tu stai con noi e noi con te. Il camerino è proprio lì dietro(32). Ti abbiamo filmato - - - fai partedella rappresentazione. Uomo di passione(33) risorgi di nuovo, non ti faremo fuori - - - perché ti amiamo come un figlio, di questo non v’è dubbio. Dicci(34) / sei tu che sei qui per farci divertire? O / siamo qui / per la gloria / per la storia / per la sanguinaria soddisfazione di dirti quanto tu sia assolutamente orrendo(35).
C’era trambusto lungo Fulham Road. C’era silenzio nel Mistero Sacro(36). THE STORY OF THE HARE WHO LOST HIS SPECTACLES (LA STORIA DELLA LEPRE CHE HA PERSO GLI OCCHIALI)(37)
Questa è la storia della lepre che ha persogli occhiali. Il gufo(38) amava riposare in tutta pace mentre nessuno lo vedeva. Un giorno se ne stava appollaiato sullo steccato quando all’improvviso una cangura(39) gli sfrecciò accanto. Ora, questo può non sembrare strano, ma quando il gufo, senza volerlo, sentì la cangura bisbigliare a nessuno in particolare “la lepre ha perso gli occhiali”, cominciò a riflettere. In quel momento la luna spuntò da dietro una nuvola e là, distesa sull’erba, c’era la lepre. Nel ruscello che scorreva vicino al prato - - - un tritone.
E seduta a cavalcioni sul rametto di un cespuglio - - - un’ape. Apparentemente immobile, la lepre stava tremando per l’agitazione, perché senza gli occhiali sembrava completamente perduta. Dov’erano i suoi occhiali? Possibile che qualcuno li avesse rubati? Li aveva persi? Cosa doveva fare? L’ape voleva dare una mano, e pensando di avere la risposta cominciò: “Probabilmente li hai mangiati pensando che fossero una carota”. “No!” interruppe il gufo, che era saggio. “Ho una buona vista, intuito e preveggenza. Come avrebbe potuto una lepre intelligente fare un errore così sciocco?” Eppure il gufo per tutto il tempo era rimasto appollaiato sullo steccato con lo sguardo torvo! La cangura si mise a saltare come una matta sentendo queste parole. Si credeva di gran lunga più intelligente degli altri. Era il loro leader, il loro guru. Lei aveva la risposta: “Lepre, devi andare in cerca dell’ottico”. Ma poi capì che la lepre era totalmente allo sbando senza i suoi occhiali. E dunque la cangura sentenziò a voce alta: “Non posso mandare la lepre in cerca di nulla!”. “Puoi, guru(40), puoi” urlò il tritone. “Puoi mandarla con il gufo”. Ma il gufo se n’era andato a dormire. Il tritone la sapeva troppo lunga per fermarsi di fronte a un problema così piccolo - - - “Puoi portarla nel tuo marsupio”. Ma purtroppo la lepre era troppo grande per entrare nel marsupio della cangura. In tutto questo tempo, la lepre aveva capito chiaramente che gli altri non sapevano nulla dei suoi occhiali. Gli occhiali persi erano affar suo. E, dopo tutto, la lepre ne aveva un paio di scorta. FINE Dormiamo(41) accanto al buco eternamente risplendente che c’è nella porta / mangiamo in un angolo / parliamo al pavimento - - - - imbrogliando i ragni che vengono a dire “per favore”.(educatamente). Piegano le ginocchia. Bene, andrò ai piedi delle nostre scale(42). Anziani gentiluomini parlano / di quando erano giovani / di donne perdute e figli erranti. Dandies ricoperti di pizzi si divertono (con gli amici) puri come la verità - - - legati da entrambe le parti. Bene, andrò ai piedi delle nostre scale. Cattedrale profumata — con la gugliaall’ingiù(43). Preghiamo(44) per le anime a Kentish Town(45). Un silenzio leggero - - - - le divinità / che fluttuano accanto a noi / ci augurano ogni bene - - - e promettono felicità(46). Dio dell’eternità / Signore del Tempo - - - - ho il diritto di sbagliare(47). Bene, andrò ai piedi delle nostre scale. Jack il coniglio(48) ha generato una nuova stirpe di pellegrini affamati d’amore(senza corpi da nutrire). Mostrami un uomo buono.Ti mostrerò la porta. L’ultimo inno è stato cantato e il diavolo urla “Ancora”. Bene, sono dell’avviso di andare, e una volta fatto questo, ho inoltrato richiesta perché sia il mio turno in quel paradiso desolato che si chiama “Inferno” - - - - dove nessuno ha nulla e nulla è siocco(49) benintenzionato, prendi il tuo giaciglio ed alzati(50) dalla tua oscurità sorridendo(51). Dammi(52) il tuo odio e comportati come gliamorevoli pagani. Colori non ne ho - - - - buio o luce, rosso,bianco o blu. Freddo è il mio tocco (gelido). Chiamato per nome - - - - sono coluiche sorveglia su di voi. Ho ricevuto l’ordine di tener d’occhio la nostra miserabile sfera. Caduto dalla grazia / chiamato per portare sole o pioggia. Per una mia svista, casualmente è cresciutodel grano. Caddi con i miei angeli(53) da un posto molto migliore, offrendo servigi per salvare la faccia. Ora sei qui, anche tu puoi ammirare tutti coloro per i quali la vita ha significato sottrarsi a una benigna riconciliazione(54). Erano nate leggende intorno a misteriose luci viste nel cielo (lampeggianti). Non feci altro che accendere una paglia e poi me ne andai in un batter d’occhio. Appassionata rappresentazione - - - unisciti(55) in ballo intorno al palo della cuccagna(56) (Rito Primitivo) (sbagliando). Chiamato per nome sono colui che sorvegliasu di voi. Fuggi(57) dal gelido Lucifero. Oh, è un tipo tremendo! Che sbaglio! Non ho preso nemmeno una piuma dal suo cuscino(58). Ecco l’eterno dubbio: non sono né buono né cattivo(59). Darei la mia aureola per un corno, e il corno per il cappello che avevo un tempo. Sto solo respirando(60). C’è vita sul soffitto. Le mosche lassù dormono tranquille. Dammi un pizzicotto sul braccio destronel buio. Baratterei due o tre giorni per una di quelle giornate che non lasciavano alcuna traccia(61). Preferirei di gran lunga essere uno che prende un granchio(62). Ognuno è salvo - - - - siamo nella fossa. Ci vediamo lì per il tè(63) pomeridiano. Ora di risvegliarsi - - - - la signora del tè / ha messo su l’acqua e sta tostando del pane. Passa a prendermi alla nessuna(64) e mezza - - - - / non c’è un momento da perdere. C’è il treno con il quale sono arrivato. Sul binario ci sono le mie vecchie scarpe. Il capostazione suona la campanella(65). I fischietti sibilano e le bandiere sventolano. Un po’ di quel che ti piace ti farà bene(66). (Così dovrebbe, almeno). Ringrazio tutti per avermi dato il benvenuto. Rimarrei, ma le mie ali si sono appena spezzate(67). Salute(68)! Figlio di re / fatti il segno(69) di morte eterna / fai la croce con le dita nel cielo per coloro che stanno per ESSERE(70). Io sono là, in attesa lungo la spiaggia(71). Getta il tuo dolce incantesimo su terra e mare. Magus Perde(72), togli la mano dalla catena. Esprimi(73) un desiderio per fermare / la pioggia / la tempesta che VERRA’(74). Eccomi qua (viaggiatore nella vita). Dure sono le suole che calcano la lama del coltello(75). Rompi il cerchio / estendi la linea(76) / invoca il diavolo. Porta / agli dei / il fuoco divino(77). Goditi il conflitto.
I passeggeri / durante la traversata(78) in traghetto / in attesa di nascere / rinnovano la promessa della lunga canzone della vita(79) / si levano al suono del corno che dà la sveglia(80). Gli animali(81) / in coda al cancello sulla spiaggia / respirano il fuoco eterno che fa da guardia alla porta eterna. Uomo(82) / figlio di uomo / compra la fiamma della vita eterna (tua da respirare e per respirare l’angoscia di vivere): VIVI(83)! Eccomi qua! Fai rotolare via la pietra dall’oscurità nella luce eterna(84)
NOTA ALLA TRADUZIONE - Conosco due traduzioni di “A Passion Play”: una fu pubblicata da Ciao2001 nel 1973 a cura di Fiorella Gentile ed è piuttosto caotica: al di là degli errori grammaticali che affiorano tra i versi anche l’introduzione è agghiacciante: “Non voglio azzardare alcuna interpretazione - scriveva Fiorella Gentile - dal momento che i simbolismi sono alquanto contorti e piuttosto ermetici, sarebbe facile cadere nel gratuito”. Decisamente migliore la traduzione inclusa nel recente volume della Giunti (Jethro Tull, Firenze 1998) ma come al solito non ci sono note esplicative. Ce ne sono invece in abbondanza nel sito di Jan Voorbij (www.angelfire.com /wy/voorbij/apassion2.html) che cita ripetutamente anche “The Annotated Passion Play” di Leigh-Ann Hussey e che abbiamo utilizzato anche noi in diversi passaggi. (1) La traduzione letterale - più giusta - è “Una rappresentazione della Passione”, ma “mistero sacro” in italiano è decisamente preferibile, anche se mette forse troppo l’accento sull’aspetto religioso del “play”. (2) E’ il protagonista che parla, Ronnie Pilgrim, che è appena morto e si chiede se chi è giunto al funerale possa vederlo anche adesso: you va tradotto con “voi” e non con “tu” (come nel libro della Giunti) perché Ronnie non si rivolge ad una persona sola; se stesse invece parlando a Dio o a un angelo la domanda sarebbe superflua, perché l’Onnipotente ci vede sia in questa vita che nell’Aldilà. (3) La corda d’argento, tipica del linguaggio delle esperienze extrasensoriali, indica il legame che unisce l’anima alla carne. (4) Non c’è la H maiuscola in hill, ma la “collina” potrebbe essere il Calvario, oppure - come suggerisce Voorbij - una collinetta dei folletti: “è interessante notare - scrive - che entrambe le ‘colline’ sono coronate di alberi, una con la Rood, come era chiamata la Croce nel Medioevo, l’altra con il prugnolo del regno delle fate. Il riferimento più scontato è che non si può andare oltre la collina (cioè invecchiare) più di quanto lo si faccia morendo”. Sono abbastanza, ma non totalmente, d’accordo: “over the hills and far away” è un’espressione (credo mutuata dai pellerossa che, diventati vecchi, andavano a morire da soli sulle montagne) che significa morire. Anderson la storpia leggermente perché anziché dire far away (molto lontano) dice not a wish away, letteralmente intraducibile. Tanto che Ciao2001 dice “non un desiderio perduto” (sbagliato!) e la Giunti “Più vicina di un desiderio”, che ha già più ragione di essere ma non significa granché. Significa comunque che il regno dei morti non è poi così lontano. (5) E’ un “play” moderno, nel quale Anderson mescola parole auliche ad altre assolutamente attuali, come taxi. Metaforicamente il taxi non è solo il mezzo che porta gli amici al funerale, ma è anche quello per andare nell’Adilà, la “barca di Caronte”: gli amici di Ronnie Pilgrim restano sulla terra. (6) E’ una strada importante del centro di Londra, che va dal Putney Bridge a South Kensigton. I Maison Rouge Recording Studios, dove i Jethro ogni tanto lavoravano, è al numero 2 di Wansdowne Place, a Fulham. Potrebbe essere il primo indizio di una identificazione tra Pilgrim e Anderson, la cui “morte” avrebbe inevitabilmente provocato del trambusto a Fulham Road, intesa comunque come simbolo della vita quotidiana. (7) La frase è costruita sull’allitterazione di rush e hush: dove inizia il trambusto per la vita di tutti i giorni inizia invece il viaggio silenzioso nella rappresentazione sacra. (8) Cambia la scena. Il protagonista ora è in un altro mondo. Il cambiamento è sottolineato dallo stupore (non dissimile da quello manifestato più volte da Dante) e dall’uso di vocaboli inconsueti e spesso di origine latina attraverso la mediazione francese (attainments, disarray). Non solo: Anderson fa grande uso dell’allitterazione - tipica dei Miracle plays e di molta poesia di tema religioso, a partire dal “Paradise Lost” di Milton, uno dei testi “obbligatori” nelle scuole britanniche, un po’ come io nostro Orlando Furioso. Si noti: Such a SenSe, Ripe with Rich, SaD miSDeeDS in DiSarray, ecc. Quanto a “dopo” (aftermath) letteralmente sarebbe “il secondo fieno, il secondo taglio d’erba”, ma oggi si usa per lo più in senso figurato. (9) Passaggio a me oscuro: non riesco a capire l’eventuale simbologia del pollice. Difficile che, metonimicamente, indichi la parte per il tutto, e cioè la mano (magari di Cristo in croce). (11) Così traduce la Giunti: “Tutti a vedere il solito Mistero Sacro”. Bella la resa (libera) del “tutti”, ma errato il “solito”. Anderson usa qui ever (=mai) in un’accezione insolita, tipica dell’inglese antico, nel senso di perenne, eterno, infinito. La stessa costruzione tornerà tra qualche verso (ever-smile) e all’inizio della seconda facciata (we sleep by the ever-bright...). (12) Entra in scena uno dei personaggi, l’angelo (femminile). Una visione - è il caso di dirlo - angelica, ma Anderson si diverte a mettere vicino al termine angel il verbo fall (cadere): il fallen angel (l’angelo caduto, cioè Lucifero) è una figura chiave che incontreremo più avanti. Il possibile riferimento, comunque, è alla Beatrice dantesca che nel secondo canto dell’Inferno (53-117) appare a Virgilio e Dante. (13) L’atmosfera resta dantesca. L’urlo è probabilmente di paura, la “scorta” (che ha un tocco molto moderno, con i vestiti di pelle, senza contare che la parola band indica anche un gruppo musicale...) ricorda le “schiere” più volte incontrate nella Divina Commedia. La sabbia, in particolare, potrebbe indicare che siamo nell’anti-Purgatorio dantesco, dove in successione troviamo la Spiaggia, l’Alta Ripa e la Scoperta Piaggia. (14) Insieme a BE, che comparirà alla fine del disco, questa è l’unica parola scritta in maiuscolo. Non mi sembra si possa dare una spiegazione certa. Forse non ci sono divinità, qui, o forse è appena iniziata la ricerca di quell’UNO che potrebbe anche essere sé stesso. (15) Questa traduzione di wastes credo possa riassumere i vari significati del termine (da “landa” a “distesa oceanica”, a “discarica”), richiamando al tempo stesso l’apocalittica Waste Land (Terra Desolata) di T.S. Eliot, che a sua volta ha forti reminiscenze dantesche (Anderson giura comunque di non averne mai letto una riga). Ma soprattutto icy wastes ricorda il Canto XXXII dell’Inferno, dove Dante incontra i traditori, puniti nel ghiaccio: “Per ch’io mi volsi e vidimi davante / e sotto i piedi un lago che per gelo / avea di vetro e non d’acqua sembiante” (vv. 22-24). (16) Tenebre (gloom) anche in senso figurato. (17) Anderson gioca sull’operazione di avvolgere e riavvolgere i nastri paragonata allo “srotolamento” della memoria. Il protagonista sta per rivedere la propria vita (siamo nella “Memory Bank” annunciata per il secondo atto) e così come si volgono e svolgono i tapes, tale si dipana la sua vita trascorsa. Unwound, letteralmente “dipanato” significa anche “sciolto”, “rilassato”. (18) Dall’Aldilà, come fosse un inquietante e tecnologico Grande Fratello, qualcuno registra la nostra vita, i nostri peccati, il nostro comportamento. Il soggetto è comunque un “noi” che fa pensare ad un’organizzazione strutturata e non ad un entità singola. Ora è il momento della verifica, e l’Uomo si scopre all’interno del play, a conferma dell’identificazione della vita con una rappresentazione. (19) L’espressione I.D. sta per Identity Document, anche se l’espressione non è tra le più diffuse. I.D. generalmente indica Intelligence Department mentre carta d’identità si dice identity card; il termine generico per documenti d’identità è invece identity papers. Si noti l’uso marcato dell’allitterazione giocata sulla lettera i. (20) Torna la gelataia (evidentemente anche nei cinema dell’altro mondo esistono...) già apparsa nei Chateau d’Herouville Tapes. L’espressione wet her drawers è un gioco di parole: letteralmente significa “ha bagnato i propri cassetti” (quelli in cui tiene i gelati) e quindi per fermarsi a guardare il play ha lasciato sciogliere i gelati. Ma drawers nell’inglese colloquiale di tutti i giorni significa anche “mutande” e wet, oltre che bagnarsi”, anche “farsela addosso”... Forse la mia traduzione non è letterale, ma credo renda in qualche modo il senso. (21) Le immagini della vita di Ronnie Pilgrim vengono trasmesse: un premio vinto chissà quando, lo sport e altre tappe tutte contrassegnate da una spiccata britannicità: cricket, regina, discorsi pubblici e il tempo sono dei luoghi comuni della vita sociale inglese. (23) La comprensione di questi versi, francamente, mi sfugge. E’ possibile che ripercorrendo la vita di Ronnie Pilgrim emergano anche episodi del tutto secondari, come essere citati in un articolo di prima pagina, o una corsa di cavalli, il buco nell’ombrello, ma non trovo altre soluzioni. Also-ran è un termine sportivo per indicare i cavalli piazzati, letteralmente significa “hanno corso anche”. Da questo punto fino all’inizio di The Story of the Hare who Lost his Spectacles, il racconto si sfilaccia un po’. Manca la compattezza iniziale e la drammaticità della seconda facciata. Forse il passaggio risente della precedente stesura (ai tempi di Chateau d’Isaster) e risulta eccessivamente criptico, o semplicemente surreale. (24) Dome non è esattamente la tela, ma la “cupola”, la “volta”. La traduzione del libro della Giunti, in questi passaggi, mi sembra però efficace, e concordo pienamente. (25) Qui probabilmente la voce narrante torna ad essere quella di chi mostra al protagonista le immagini della propria vita. Trattandosi di un film “vecchio”, il bianco e nero accentua lo scorrere del tempo. Teniamo presente, però, che questa parte di A Passion Play compariva già nei Chateau D’Isaster Tapes in “Critique Oblique”. Nel testo originale si leggeva critics of the black and white; si trattava di un attacco ai critici musicali che Anderson ha mantenuto - celandolo - all’interno del nuovo disco. Si veda il #9 per la traduzione completa (il testo era più lungo e con qualche parola diversa). (26) In precedenza il soggetto era we, “noi”, ora invece chi interroga Ronnie Pilgrim parla al singolare. Le domande che Anderson poneva ai critici in Critique Oblique ora vengono formulate all’Uomo. (27) Nel prezioso The Annotated Passion Play di Leigh-Ann Hussey viene suggerito il rimando a Cerbero (Inferno, Canto VI, vv. 22 e seg.), ma non credo che Anderson abbia in mente la fiera crudele custode del terzo cerchio infernale, sia perché il cane non è connotato per la propria ferocia bensì per la tristezza (sadness) sia perché nell’originale i cani erano più d’uno (why the old dogs howl, in Critique Oblique; why the old dog howls in A Passion Play). (28) Questo brano è rimasto identico rispetto a Critique Oblique, e ugualmente criptico. Forse il protagonista scopre solo adesso cose che aveva ignorato durante la vita. Ad esempio che la sorella è stata rapita da un puledro. E’ decisamente surreale, cosa accentuata dal fatto che chi canta nel disco non è Anderson bensì Jeffrey Hammond Hammond con quel tono canzonatorio che prelude alla Story of the Hare.... Il “suo” che compare in quest’ultima riga si riferisce a “sorella”. (29) Dunque, questo verso crea non pochi problemi. Alla lettera dice “attore dell’alta-bassa Q”, in realtà il gioco di parole suggerisce diverse letture. Intanto la frase si pronuncia quasi esattamente come fosse scritta actor of the low I. Q., che significa “attore dal basso quoziente di intelligenza”, traduzione che suggerisce anche il volume della Giunti. Ma “Q” è anche una rivista musicale (credo che lo fosse, pur se in edizione diversa da quella attuale) anche nei primi anni ‘70. Restando nel filone di “Critique Oblique” l’attore in questione sarebbe un critico musicale della rivista “Q” che registra alti e bassi (low-high Q). Ancora: “Q” è in inglese il diminutivo di Regina (si usa anche nello spelling delle lettere: noi diciamo “Q come Quebec”, gli inglesi Q for Queenie; “Q” in slang è il diminutivo di queer, omosessuale; queue, (stessa pronuncia di “Q”) significa coda, fila. Il significato potrebbe essere un insieme di tutte queste cose, o forse dell’altro ancora (magari Q è una fila di poltrone a teatro, ad esempio?). Il significato mi sembra sostanzialmente negativo (le domande vengono poste con tono irrisorio al protagonista) e quindi tradurrei semplicemente con “attore da strapazzo”. Le domande poste indicano un passaggio temporale: il “bambino”, dal concepimento, è passato all’educazione scolastica, la “signora” dal fare l’amore all’essere appassita e invecchiata. (31) Le proverbiali sette vite dei gatti (“pelle” può avere anche questo significato, si pensi al modo di dire “aver la pelle dura). Anderson nomina spesso i gatti, che lui adora, nelle canzoni. In “Too Many Too” dice proprio too many lives each cat can lose, “troppe le vite che un gatto può perdere”. (32) Attenzione: nel libro della Giunti la traduzione è sbagliata perché è riportato in maniera erronea il testo originale. Torna, in realtà, il verso che avevamo già incontrato quando Ronnie Pilgrim scopre la Memory Bank. Il dover rispondere alle domande sulla propria vita trascorsa, l’imminenza di vedere nuovi mondi extraterreni rendono il protagonista simile ad un attore all’interno di un play (come un musicista sul palco...). (33) Passione sia come sentimento che come rappresentazione sacra. Il riferimento a Cristo è reso ancor più evidente dalla “croce” (cross) nominata subito dopo (in realtà cross non è qui sostantivo ma verbo: cross out, cioè “cancellare”, “sbattere fuori”) e successivamente da “figlio”. (34) Si torna al plurale. Il cambiamento di soggetto io/noi può anche essere una semplice svista. (35) Awful = mostruoso, orrendo. Anche in senso figurato, e quindi come attore. (36) Si chiude qui la prima parte, che si raccorda all’inizio tramite i due versi che accompagnano tutto il lavoro. (37) Siamo all’intermezzo ludico, tipico del play medievale, ma anche della comicità alla Monty Python che i Jethro avevano già mostrato in Thick as a Brick ed era diventata una costante anche nei concerti (i più fortunati ricorderanno gli sketches sul palco con i costumi da conigli proprio nel 1973). L’anima di questa comicità è ovviamente Jeffrey Hammond, autore (nonché voce recitante) di questa divertente scenetta. Come nelle antiche fiabe i personaggi sono tutti animali, ma non è difficile intravedere l’uomo con le sue debolezze e manie dietro alle creature che si susseguono. Il testo è fortemente allitterativo e gioca sulla pronuncia di Hammond, che unisce suoni e parole in maniera curiosa, sicuramente improponibile nella traduzione. In inglese hare (lepre) è maschile: per questo l’aggettivo possessivo è al maschile. Il rifarsi agli animali era una costante del periodo, se pensiamo anche a “Look at the Animals” e a “Bungle in the Jungle”. Sostanzialmente - come suggerisce anche Jan Voorbij - la storia potrebbe ridursi al shakespeariano “tanto rumore per nulla”: la lepre non trova più i propri occhiali e tutti si dannano per cercare una soluzione, senza trovarla. In realtà la lepre ne ha un paio di scorta. E’ un momento di relax durante un’opera severa come A Passion Play, ma vorrei suggerire anche la lettura del contrappunto ludico come funzionale alla storia principale: come all’Uomo vengono presentate diverse possibilità di fede, così alla lepre gli altri animali indicano una soluzione. Alla fine verranno bocciate tutte (Dio e Lucifero da una parte, i consigli del gufo, del canguro ecc. dall’altra) in favore di una scelta autarchica: la vita in A Passion Play, gli occhiali di scorta in The Story of the Hare. (40) Ecco le allitterazioni di cui si parlava sopra: i nomi degli animali sono ripetuti in altra forma all’interno di diversi vocaboli: BEE (ape) wanted to help... answer BEgan... all the time OWL (gufo) had been sitting on the fence scOWLing... you CAN, GURU, you can... NEWT (tritone) KNEW Too much to be stopped. (41) Riprende A Passion Play. Siamo nell’Atto III, nell’ufficio d’affari di “G. Oddie e figlio”, spiega il libretto teatrale. Dovrebbe trattarsi del Paradiso, e G.Oddie e figlio sono Dio e Gesù (il neologismo “Goddie” suggerito dal nome si potrebbe tradurre “deuccio”). La descrizione che viene fornita non è propriamente idilliaca, suggerendo più che altro una prigione (si mangia in un angolo, ci sono i ragni). Sembrerebbe il luogo ideale per il Purgatorio, piuttosto. La luce eterna suggerita nel primo verso farebbe comunque pensare al Paradiso. Qui Anderson potrebbe aver sintetizzato Purgatorio e Paradiso come contrapposti all’Inferno, unica opzione che non può dare la salvezza dell’anima. O forse l’ufficio del Signore è il Purgatorio, mentre casa sua è il Paradiso. (42) Nel disegno dantesco il Purgatorio è una montagna con diverse cornici (=gradini). Il protagonista vuole forse vedere chi si trova da queste parti (senza contare che la scala è un simbolo della vita, e quindi andare ai piedi della scala significa ripercorrere le tappe della propria esistenza): e in effetti troviamo personaggi perfettamente compatibili con il Purgatorio, come anziani con figli illegittimi, o omosessuali (dandy ha anche questa connotazione, e tied at both ends, “legati ad entrambe le estremità”) potrebbe avere una forte connotazione di punizione sessuale. (43) Purgatorio e Paradiso terrestre sono, nella visione di Dante, capovolti rispetto all’Inferno. (44) Si prega per le anime in Purgatorio, solitamente, affinché raggiungano il Paradiso. (45) Secondo un’interpretazione riportata da Voorbij (op. cit.) potrebbe essere un riferimento a Canterbury (“città del Kent”), meta di pellegrinaggi dopo l’uccisione di Thomas à Beckett nell’undicesimo secolo, ma l’interpretazione è decisamente forzata. Kentish Town è un quartiere molto popoloso (e con forte connotazione ebraica) di Londra, dove tra l’altro viveva Anderson appena giunto da Blackpool. (46) Pie in the Sky, ovvero “torta nel cielo” è un modo di indicare un’espressione benaugurante. (47) Credo sia il protagonista a parlare, rivendicando per la prima volta il diritto all’autonomia nelle sue scelte. (48) Ci sono nuove ondate di pellegrini, probabilmente morti (no bodies to feed), affamati d’amore che continuano ad arrivare e a cercare le stesse risposte del protagonista. (Jack Rabbit è un tipo di coniglio, ma anche un personaggio di fantasia; mi è piaciuta la traduzione della Giunti “Jack il coniglio” e la ripropongo). (49) E’ un punto praticamente intraducibile. Dunque: il verso precedente può vivere anche così com’è, arcaicamente costruito con il verbo alla fine, “dove nessuno ha nulla e nulla è”, ma poi non segue un punto, e quindi is (è) regge anche quanto segue, e cioè well-meaning fool. Ad Anderson piace intrecciare le parole: well-meaning significa “benintenzionato” e fool “sciocco”, ma meaningful (si pronuncia uguale) vuol dire “eloquente, espressivo”. Tanto più che cantando Anderson accentua la pausa dopo well. (50) Cfr. il Vangelo, Giovanni 5:8: Jesus saith unto him, rise, take up thy bed, and walk. (51) In corsivo nell’originale. (52) Lucifero (l’angelo ribello caduto - letteralmente - dal Paradiso per orgoglio) si presenta e, come vuole la tradizione, è accattivante nella sua malvagità. Angelo caduto, Lucifero è il diavolo nella tradizione apocalittica. Il nome deriva dal latino lux (luce) e fero (portare) e a sua volta dal greco fosforos. Qualche verso più avanti ci sarà un riferimento ironico in I just lit a fag, “ho solo acceso una sigaretta”. (53) Sulla caduta agli inferi di Lucifero cfr. il primo capitolo del Paradiso Perduto di Milton (34-49); Bibbia: Isaia XIV, Luca X, 2 Pietro II, Rivelazione XX.. (54) Ottima in questo passaggio la traduzione della Giunti. Non mi azzardo a modificarla. (55) Il diavolo è tentatore e non si lascia sfuggire l’occasione per portare a sé il pellegrino. Anderson gioca finemente con le parole in passionate play, spostando l’obiettivo dalla “Passion” religiosa al più laico e profano “appassionato, ardente, collerico”. (56) Il “palo di maggio” (traduzione alla lettera di Maypole) nella tradizione popolare è quell’alto palo ornato di fiori e nastri intorno al quale si danza durante la festa di maggio (cfr. Cup of Wonder da “Songs from the Wood”). Viene chiaramente evocata l’immagine di un rito pagano in antitesi con lo spirito religioso. (57) Qualcuno (l’“angelo profumato”, forse, ma potrebbe anche essere un moto interno dell’anima) mette in guardia il protagonista dalle tentazioni di Satana. Icy Lucifer, il “gelido Lucifero” rimanda al Canto XXXIV, versi 28 e 29, dell’Inferno di Dante: “Lo ‘mperador del doloroso regno (Lucifero) da mezzo ‘l petto uscia fuor de la ghiaccia”. (58) Come dire: non ho spartito proprio nulla con Lucifero. (59) Ecco uno dei passaggi chiave di tutto A Passion Play, già citato nell’introduzione. E’ il momento in cui bene e male, Paradiso e Inferno, aureola e corno, vengono rifiutati come valori manichei, ma si riconosce la presenza contemporanea di entrambi nell’uomo (rappresentato, più prosaicamente, dal cappello). Mi ricorda un passaggio di Amleto: There is nothing either good or bad but thinking makes it so, “non esiste il buono o il cattivo, ma è il pensiero che lo rende tale” (Atto II, scena II, 249-250). (60) Sono segnali di vita sia il respiro che le mosche; Ronnie Pilgrim vorrebbe risvegliarsi da questo brutto sogno. A proposito delle mosche si tenga presente che uno degli angeli caduti era Belzebù, che letteralmente significa “signore delle mosche”. (63) In questo momento di caos (salvezza e morte compaiono nello stesso verso) ricompare la vecchia cara Inghilterra con il suo rito del tè, che abbiamo già incontrato decine di volte nelle liriche di Anderson e sottolinea il rapporto di amore-odio con le proprie istituzioni. Sempre sulla falsariga del tè si dipanano i versi successivi in cui il risveglio (anche da questo viaggio nell’Aldilà?) è scandito da teiera e pane tostato. (64) Anziché half past one (“all’una e mezza”) o half past noon (“a mezzogiorno e mezzo”) Ian conia l’espressione con none, “niente, nessuno”. Rappresenta, dunque, la fine del tempo, il momento in cui si muore o al contrario in cui di risorge a vita eterna. Da qui in poi Jan Voorbij suggerisce queste due ipotetiche letture, preferendo (e sono d’accordo) la seconda ipotesi. Alcune osservazioni pertinenti di Voorbij: “Il treno è simbolico della vita che abbiamo vissuto, frenetica, la nostra Passione personale; le vecchie scarpe sul binario sono ciò che ci lasciamo dietro al momento di morire: la vita terrena, la nostra storia e il nostro corpo. Ma partire senza scarpe suggerisce anche l’idea di nudità e vulnerabilità. Quello che resta di noi è il nucleo di ciò che siamo essenzialmente. Questa parte viaggia oltre”. Aggiungerei che se la simbologia è quella della risurrezione (cfr. Bibbia, Giovanni, capitolo 20) ritengo che il personaggio di A Passion Play faccia un percorso inverso, ovvero dal regno della morte vuole tornare alla vita terrena da cui era venuto. Vuole tornare indietro, non salire ad una dimensione superiore. (65) Per chi suona la campana? Anzi, la campanella? Ironicamente per chi vuole tornare in vita, anziché l’opposto. (66) Forse un semplice consiglio di viaggio: portati via ciò che ti piace. (67) Siamo sempre nella metafora della resurrezione, anche se le ali spezzate indicherebbero la morte. E’ infatti morendo che si usano le ali per salire in cielo. Si confronti anche la tradizione popolare del blues (ripresa dai Led Zeppelin con In my Time of Dying: If my wings should fail me Lord, meet me with another pair). (68) Da qui dovrebbe iniziare l’ultimo atto, nel salotto di Magus Perdé. Non è chiaro se sia Magus Perdé a salutare Ronnie Pilgrim o piuttosto quest’ultimo a salutare il “maestro”. Poiché viene impartito un ordine dovrebbe essere Magus Perdé a parlare, apostrofando l’uomo come “figlio di re”, forse rifacendosi all’uomo figlio di Gesù che era re dei Giudei. Da questo verso in poi Anderson usa diversi elementi delle visioni di San Giovanni riguardo il destino dell’umanità e dell’universo che si trovano nel Libro dell’Apocalisse, dove si scontrano i poteri del bene e del male. (69) Consueto rimescolamento di parole di Anderson: farsi il segno della croce si dice to make the sign of the cross. Qui viene invece usata l’espressione “fare il segno di morte eterna”, nominando però la croce subito dopo, riferita alle dita (l’espressione voler dire anche “incrociare le dita” in senso scaramantico). (70) In maiuscolo nel testo originale. Chi rinasce viene salutato con il segno della croce e con le dita incrociate. (71) Di nuovo la spiaggia. Si veda la nota (13). (72) Eccoci alla nota più lunga e laboriosa dell’opera. Quella su Magus Perdé. Domanda scontata: chi era? Oltrre a rimandarvi all’intervento di Persio Tincani sulle analogie tra A Passion Play e gli scritti di Crowley, cito le ricchissime note riportate da Voorbij nel già menzionato sito. Possibile etimologia: “Magus (1) -i, m., un dotto Persiano, un mago; magus (2) -a -um, magico. Magus Perde è un termine medievale latino che si traduce più o meno in Mago Supremo. Potrebbe essere un termine ecclesiastico per il diavolo un termine alchemico per Dio, o entrambi”. Ancora: “Nell’antichità e nel medio evo gli intellettuali erano convinti che maghi e stregoni provenissero dalla Persia, in particolare da Babilonia. Questi maghi avevano originalmente una funzione religiosa nell’antica società babilonese, leggevano le stelle, avevano capacità divinatorie, esercitavno la magia nera e le arti alchemiche e matematiche. Loose a wish to still the rain, the storm about to be (verso successivo): si pensava che fossero in contatto con le forze soprannaturali e potessero influenzare il corso della vita e del clima. C’è un legame tra questi maghi, lo gnosticismo e l’alchemia (compresa la stregoneria). E come lo gnosticismo e l’alchemia erano considerate opera del diavolo dalla chiesa ufficiale, questi personaggi venivenao dipinti come il diavolo e perseguitati. E’ probabile che nel contesto di A Passion Play la figura di Magus Perdé stia per il diavolo”; viene quindi riprodotto un disegno del diavolo con tanto di catene (si riferirebbe al verso stesso: take your hand from off the chain). Ma nel testo originale di A Passion Play c’è una linea orizzontale sopra la ‘d’ di Perde. Potrebbe significare che originalmente questa fosse una parola inglese medievale (ma le ricerche di Voorbij nei dizionari non hanno trovato conferma). Altrimenti, questa piccola linea potrebbe essere stata un segno di abbreviazione per la fine di un vocabolo, cosa abbastanza comunue nei manoscritti dei copisti medievali: il lettore sapeva cosa si intendeva dire. Se allora Magus Perde è un termine latino potrebbe derviare da 1. perdition (dannazione, rovina), 2. perdue (nascosto, perso, dal francese) o 3. perdo, perdit (dal latino, distruggere). Infine, secondo Alexander MacLennan (sempre citato da Voorbij) l’espressione sarebbe latina, Magus significa mago o saggio e Perde è l’imperativo del verbo perdo (distruggere). Personalmente faccio un po’ fatica a vedere Magus Perde nei panni del diavolo: abbiamo già incontrato Lucifero, non c’è bisogno di un ulteriore rappresentante degli inferi. Semmai Magus Perde (probabilmente citato da Anderson con poca consapevolezza) è una figura magica che ha il compito di andare oltre la religione costituita e di restituire la vita. Infine, nel libro ufficiale dei testi (Heidelberg 1993, Palmyra ed.) Magus Perde è accompagnato da una nota: “scrittore medievale di rappresentazioni sacre”. Anderson ha visto il libro: forse è convinto di questo (73) Loose a wish: letteralmente “sciogli, libera” il desiderio. E’ ovviamente unito alla “catena” del verso precedente. (74) Nell’originale è nuovamente la parola BE (essere) che è in maiuscolo. Questa traduzione è però più scorrevole. (75) Da The Annotated Passion Play (Leigh-Ann Hussey): C’è un gioco di parole (tough are the souls, le “anime”, anziché soles, “suole”, si legge alla stessa maniera), ma soprattutto c’è un riferimento al ponte della spada sull’Abisso, il cui esempio più famoso si trova nel racconto di Lancillotto di Cretien de Troyes, “Le Chevalier de la Charrete”, “Il cavaliere del carro” (si noti anche l’assonanza fra knight, “cavaliere” e knife, “coltello”). Lancillotto deve superare numerose prove umilianti prima di giungere al Ponte della Spada, che deve attraversare per salvare la regina Ginevra, che era stata rapita da Sir Meleagans. Per attarversarlo deve spogliarsi di tuttotranne l’elmetto e la cotta d’arme e attarversare a mani e piedi nudi. (76) Si veda, per tutta questa parte, il saggio di Tincani a pagina 11. E’ curioso notare il gioco di parole che coinvolge la metropolitana di Londra: la “circle line” (citata anche in Skatin Away, che era di questo periodo) è la linea gialla circolare, senza un capolinea. Quindi “rompi la circolare ed estendi la linea avrebbe senso anche in questo contesto”. ma non è escluso - visto che si parla anche di Fulham Road - che l’Aldilà sia in realtà l’Underground londinese, o quantomeno sia visto da Anderson come un luogo oscuro, vicino al regno dei morti, inquietante, un sorta di inferno moderno (un sentimento già visto anche in T.S. Eliot). (77) Né bene, né male: l’esortazione è quella di ribellarsi a Dio e al diavolo e divertirsi (in the conflict revel). Riguardo al fuoco degli dei, il riferimento è a Prometeo ma anche a Lucifero (v. nota 52). (78) E’ possibile che Anderson si riferisca al fiume Stige, il fiume della mitologia greca, che divide il mondo dai vivi e dei morti (anche se qui il viaggio si compie al contrario), ma è molto più probabile che avesse in mente l’Acheronte (Inferno, canto III), alle cui sponde si affollano le anime che devono attraversare sulla barca di Caronte (“vidi genti alla riva d’un gran fiume”, v. 71). (79) Un vezzo: Anderson cita se stesso (Life’s a Long Song). (80) Reveille è la sveglia militare, la “levata”. (81) Non potevano mancare gli animali, già accomunati all’uomo nei comportamenti, e ora in attesa proprio come le anime sulle rive dell’Acheronte. (82) E’ l’esortazione finale all’indipendenza. L’uomo non è più figlio di Dio né figlio di re, ma “figlio di uomo”. Si confronti il retro della copertina di Aqualung con i suoi “comandamenti”: 1. All’inizio l’Uomo creò Dio a sua immagine e somiglianza.... 6. E l’Uomo divenne il Dio che lui stesso aveva creato. (83) E’ l’ultima parola che compare in maiuscolo, rafforzata dal punto esclamativo. La vita è la cosa più importante. |
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