WARCHILD
WAR CHILD (1) (FIGLIO DELLA GUERRA) Ti(2) porterò giù, in quella via(3) scintillante in città Là ti potrai incipriare il viso e dipingerti un sorriso che mostrerà tutti i piaceri e nessun dolore Quando ti unisci alla mia esplosione e stai alle regole del gioco Figlio della guerra, danza di giorno e danza di notte(4) Nessuna resa incondizionata, nessun armistizio Ogni notte morirò contento(5) e giacerò nella tua tomba mentre mi porti acqua e io ti rendo vino(6) Lasciami danzare nella tua tazza di tè e tu nuoterai nella mia Figlio della guerra, danza di giorno e danza di notte Apri le finestre ed entrerò dalla porta Lasciami vivere nel tuo Paese Lasciami dormire sulle tue spiagge(7) Figlio della guerra, danza di giorno e danza di notte (1) Il tema della canzone (ma complessivamente anche dell’album) è che ogni uomo ha un istinto aggressivo che a volte può essere usato bene ad altre meno. “In fondo - spiegava Anderson - lo spirito competitivo è una delle poche cose che distingue l’uomo dalla scimmia”. Tutti siamo “figli della guerra” in questo senso. (2) Chi è questo you? E’ solo il “figlio della guerra” che rappresenta tutti noi o Ian sta viaggiando su due livelli? Provate a sostituire you con i critici musicali... Il discorso torna: Anderson li invita a mettersi in gioco come fa lui tutte le sere (come fosse in guerra), a incipriarsi, recitare e combattere. Si noterà che la figura dell’Anderson-menestrello è ormai evidente: I’ll take you down, ti porterò là, come se l’autore presupponesse una conoscenza maggiore rispetto agli ascoltatori. (3) Il city mile è la via principale della città. (4) Night, come già visto, è anche la “serata”, il “concerto”. (5) Contentment - vocabolo poco usato da Anderson - appare anche in Scenario a indicare la vicinanza di ispirazione. (6) Il menestrello è autoironico: si paragona a Gesù (portatemi acqua, vi renderò vino, come alle nozze di Cana). (7) Per l’interpretazione più classica cito Ian MacFarland: “War Child è una canzone antimilitarista, con espressioni sarcastiche sulla guerra come bright city mile (illuminato dalle esplosioni), let me dance in your teacup and you shall swim in mine (come se ci si fermasse a bere il tè in battaglia) e le esplosioni in sottofondo sottolineano il sarcasmo delle premesse (would you like a cup of tea, dear? si sente all’inizio). Questo verso finale sembra indicare che anche se abbiamo buone intenzioni difendendo un paese in guerra, poi esageriamo (open your windows and I’ll walk through your doors) e abusiamo dell’opsitalità (let me live in your country, let me sleep by your shores)”. Erano gli anni della guerra in Vietnam, ma non credo Ian si riferisse a contesti storici precisi.
QUEEN AND COUNTRY (CORONA E PATRIA)(1)
Il vento soffia sul fiume e la marea è salita troppo tardi, così salpiamo per un altro lido dove altre signore(2) aspettano per gettarci sospiri di seta: ci prendono per le catene delle ancore, ma noi tutti ridiamo cortesemente e salpiamo ugualmente per la Corona e per il Paese nel lungo giorno morente, e va avanti così da cinque lunghi anni(3), da quando ci siamo venduti l’anima. Portiamo in patria oro e avorio; anelli e diamanti; collane di perle, facciamo regali ai governanti, così possono farsi belli in società con la Corona ed il Paese nel lungo giorno morente. E va avanti così da cinque lunghi anni, da quando ci siamo venduti l’anima. Costruiscono scuole e costruiscono fabbriche con i bottini delle battaglie vinte. E noi non siamo altro che quei giovani cari marinai, esposti ai colpi di cannone della Regina e del Paese nel lungo giorno morente. E va avanti così da cinque lunghi anni, da quando ci siamo venduti l’anima. Per la Corona e per il Paese nel lungo giorno morente, E va avanti così da cinque lunghi anni, da quando ci siamo venduti l’anima.
(1) Letteralmente “regina e nazione”, ma è più elegante tradurre “corona”. Testo fresco e intelligente è, tutto sommato, tra i più comprensibili e diretti. Ma molto acido. (2) Le “signore” sono ovviamente le prostitute che troveremo anche nella canzone successiva. (3) L’Inghilterra ha fondato un impero grazie alla potenza della sua flotta navale, fin dal XVI secolo. E questa potrebbe sembrare semplicemente una canzone che ricorda la dura vita dei marinai inglesi. Troppo semplice: è un attacco al vetriolo alle istituzioni inglesi (e soprattutto alle Finanze!) e allo show business. I cinque lunghi anni (siamo nel ‘74) erano gli anni di attività dei Jethro, che salpavano da un porto all’altro - cioè da una città all’altra per suonare - incontrando per lo più prostitute e facendo un mucchio di soldi di cui beneficiavano però - grazie alle tasse - i governanti. Le case discografiche i promoter facevano il resto, visto che i ragazzi avevano signed their souls away, come Faust avevano venduto l’anima al diavolo.
LADIES (SIGNORE)(1) Signore del piacere, lo sguardo sulle viuzze Tutte alla ricerca di forestieri, ai quali porgono il benvenuto con un sorriso e lasciano intravedere il rosa delle ginocchia o dei gomiti; la seta e il velluto, belle signore, buona fortuna. Signore. Cantano dei loro eroi: dei soldati solitari. Forti di una salute di ferro e dei modi più gentili i cui favori si misurano (ma con buone intenzioni, beninteso) a ore in un minuto; da quelle signore che li benedicono. Signore (1) Secondo logica Anderson ora scende a terra e incontra le “signore” viste nella canzone precedente. Le dipinge - secondo un’iconografia un po’ scontata - come le più classiche prostitute sette-ottocentesche che bazzicavano i porti. I marinai che arrivano sono, ancora una volta, gli uomini alla ricerca di una meta, sono i musicisti in tournée che incontrano “prostitute” di ogni genere, dalle groupies ai lacchè. E’ una canzone triste: il marinaio che paga qualche minuto di sesso diventa l’eroe delle ladies ( come le rock-star vengono idolatrate dalle fans), ma anche lui non sta molto meglio a ben vedere.
BACK DOOR ANGELS(1) (ANGELI DI SERVIZIO)(2) Dentro e fuori dalla porta principale passarono dodici angeli di servizio. Avevano capelli biondo cenere, non mi hanno visto strizzare l’occhio(3). Si dice che fanno dormire noi uomini con un semplice sussurro, toccano le teste dei cani morenti, e li fanno vivere più a lungo. Portano alte le loro candele e illuminano le ore buie. E puliscono tutto il paese a colpi di ramazza con fiori di campo pressati e profumati. Fanno crescere solo rose rosse e dipingono di blu i nostri cieli Fanno l’elemosina in un piattino sì e uno no: rovinano metà dei mendicanti, come fanno i fedeli ad avere una volontà tale da credere in qualcosa? E la chiamino con un nome qualsiasi, tanto non hanno scelto nulla. Penso che mi siederò e inventerò uno sciocco qualsiasi, un Buffone di Corte E la prossima volta che sarà gettato un dado, farà un sei, o forse due. Per la porta di servizio passò un angelo(4) della porta principale I suoi capelli erano biondo cenere, ha sorriso e credo mi abbia fatto l’occhiolino. (1) E’ uno dei brani chiave non solo dell’album, ma di tutto il pensiero andersoniano del periodo. Rimando sempre al sito Cup of Wonder per approfondimenti che richiederebbero altrimenti pagine intere. A mio avviso il brano riprende le tematiche anti-religiose di “Aqualung”, ma anziché fermarsi alle istituzioni coinvolge il senso stesso della fede. Proviamo a riassumere: gli angeli (dodici come gli apostoli) sono il simbolo della religione - in questo caso cristiana, ma ha poca importanza - però sono connotati negativamente (back-door, la porta di servizio) pur avendo un ruolo importante nella vita reale (front door, ovvero la porta che si apre davanti al nostro mondo). Hanno doti mirabolanti (così pensano i fedeli, che vedono solo “rose rosse e cieli azzurri”), ma se davvero tutto dipendesse da loro, allora anche le disgrazie di questo mondo dovrebbero avere un senso. Ma non ce l’hanno, altrimenti perché mai questi angeli farebbero arrivare l’elemosina a un barbone e non ad un altro? Qui Anderson si chiede come si possa trovare la forza per credere (why do the faithful have such a wish to believe in something?) e sembra cercare - come Feuerbach - una radice antropologica nella teologia, ovvero la creazione di un Dio a nostra immagine e somiglianza. Anderson crea allora il Grand Court Jester (mescolando iconograficamente anche se stesso in questo processo) che nonostante sia una divinità gioca d’azzardo come i comuni mortali e pure con esiti incerti (he will throw a six or two). Ecco allora che il bene autentico (siamo ancora nell’ambito di “Passion Play”, lo scontro tra Bene e Male pervade anche questo disco per ammissione di Anderson) rappresentato dall’angelo della porta principale può apparire anche dove meno ce lo aspettiamo (la porta di servizio). Per Anderson - narciso e irriverente fino in fondo - questo angelo ha le fattezze di una donna. (2) “Di servizio” è una felice intuizione di Persio Tincani. La traduzione letterale è “angeli della porta di dietro”. (3) L’uomo prova a cercare conforto negli angeli, strizzando l’occhio invano. Quando arriverà l’“angela” sarà a lei a fare l’occhiolino a Anderson. (4) Nella traduzione in italiano stonerebbe mettere “lei”, ma è assolutamente femminile questo angelo nell’originale (she).
SEALION(1) (LEONE MARINO) Sulle montagne e sotto il cielo In sella a sporchi cavalli grigi ce ne andiamo tu ed io, incontriamo la sorte, ci accoppiamo con la gioia Gli ufficiali di paga sono tristi-allegri (per quello che vale) I castelli di gelato(2) sono refrigerati i supermarchettari sfilano in parata Hai una stretta di mano dorata appesa al collo(3) mentre ti accendi una sigaretta sul ponte infuocato E tieni in equilibrio sul naso il tuo mondo come un leone marino con una palla, a carnevale Indossi una pelle lucente e un buffo cappello, il Domatore Supremo te lo lascia fare Abbai appena appena al fucile del domatore e i tuoi baffi si sciolgono al sole di mezzogiorno Salti e balli sotto il tendone bianco dove la domatrice coscialunga (4) fa il suo numero ma sai, dopo tutto, che lo spettacolo mostra la corda man mano che il pubblico si inquieta e cominciano i fischi ma tieni in equilibrio sul naso il tuo mondo, sei un leone marino con la sua palla a carnevale C’è solo una traccia d’orgoglio sui nostri sorrisi tirati perché non esiste uno show migliore di questo(5) Non c’è ragione, rima o diritto di lasciare il circo prima di aver dato la buona notte La stessa recita, nello stesso modo E’ la stessa storia con questo Mistero Sacro E allora spareremo alla luna(6) e speriamo che ci venga una canzone e non faremo - di questo gran pallone(7) - un puntaspilli Guardate come teniamo in equilibrio il mondo sulla punta dei nostri nasi, come leoni marini con una palla, a carnevale
(1) Questo brano presenta oggettive difficoltà di interpretazione. Per una volta sono in totale disaccordo con le spiegazioni che si trovano in Cup of Wonder: trovo demenziale vedere in SeaLion la metafora dell’Unione Sovietica (Ian MacFarland) e troppo forzata l’idea che la canzone usi l’immaginario del carnevale per mettere in ridicolo le tenendenze egemoniche (Jan Voorbij). Forse sarò banale, ma la vedo diversamente: Ian usa lo scenario del carnevale, fatto di giochi, balli, divertimento nelle strade, numeri da circo ecc. per raccontare come la vita intera sia una recita e senza dimenticare che un controllore, un’autorità, c’è sempre (il Domatore Supremo secondo me è Dio, e non un dittatore). Ma chi - più di ogni altro - deve arrangiarsi a mantenere in equilibrio la propria vita come fa una foca con una palla è il musicista. E i riferimenti alla band (e ai critici) mi sembrano palesi, soprattutto nel finale. Anderson è diretto: lo show non è cambiato, Warchild è come Passion Play, e i Tull recitano, ma non sono più buffi di chiunque altro, costretto a recitare sotto un qualche domatore la sua parte. (2) Torna un’immagine classica di Anderson: il gelato, che compare in Taab, Passion, Chateau Tapes. (3) L’immagine evoca la celebre The Rhyme of the Ancient Mariner di Coleridge; intorno al collo del marinaio è appeso un albatros in segno di punizione (4) Che sia “coscialunga” la domatrice che compare nel retro della copertina? E’ Shona, futura moglie di Anderson! (5) Nell’originale compaiono i termini business e show: entrambi sono un riferimento all’attività dei Jethro, remunerativa ma anche di alto livello spettacolare. (6) I riferimenti alla band sono ormai palesi. La frase shoot the moon è però ostica. Nel gioco Hearts significa accumulare carte perdenti; in slang significa “traslocare di notte” (per non pagare l’affitto). Credo che qui stia a significare un eccesso, una specie di “o la va o la spacca”: la storia è sempre la stessa - dice Anderson - in un modo o nell’altro faremo un altro disco alla faccia dei critici. (7) E’ il balloon che compare alla fine dei concerti! Ora non ci sono più dubbi, mi sembra....
SKATIN AWAY ON THE THIN ICE OF A NEW DAY (PATTINARE SUL GHIACCIO SOTTILE DI UN NUOVO GIORNO)(1) Intanto(2), tornando indietroall’Anno Uno Quando non appartenevi a nessuno(3) Non avevi nessuna possibilità, figliolo, se avevi i pantaloni sbottonati Perché ti hanno allevato per l’umanità e venduto alla società Un giorno ti sveglierai nel Presente Un milione di generazioni(4) allontanate dalle aspirazioni di essere la persona che vuoi veramente essere Pattinare(5)... Pattinare... Pattinare via sul ghiaccio sottile del Nuovo Giorno
Così mentre ti allontani dalla spiaggia(6) Non ti volterai più indietro per fare la pace con tutti? Perché quelli che scelgono di restare vivranno solo un giorno in più per fare le cose che avrebbero già dovuto fare E mentre attraversi terre selvagge girando nella tua vacuità(7) senti che è venuto il momento di pregare in cerca di un segno che ti indichi che la Mente Universale (!) ti ha incluso nel Mistero Sacro(8) Pattinare... Pattinare via sul ghiaccio sottile del Nuovo Giorno
E mentre attraversi la Circle Line(9) La parete di ghiaccio scricchiola alle tue spalle Sei un coniglio in fuga E le schegge d’argento volano nell’angolo del tuo occhio luccicante nel sole che declina Beh, non hai mai la sensazione che la storia sia maledettamente reale e al tempo presente?(10) O che tutti siano sul palcoscenico e sembra che tu sia l’unico che siede tra il pubblico?(11) Pattinare... Pattinare... Pattinare via sul ghiaccio sottile del Nuovo Giorno (1) La fragilità della vita terrena è il filo conduttore del brano; il contesto - classico - in cui si colloca è quello della contrapposizione fra la naturalità dell’individuo e le imposizione della società in cui vive. L’immagine che dà il titolo al brano è molto poetica; torna l’idea del “nuovo giorno” già vista in A new day yesterday alcuni anni prima e che David Rees farà propria al momento di fondare la fanzine inglese nel 1985. (2) Potrebbe significare che nella stesura originale il brano fosse il seguito di altre narrazioni; ma l’incipit funziona comunque. (3) E’ in pratica l’anno “zero” dell’umanità, quando l’uomo era ancora “puro” e non apparteneva a nessuno (società, fede, tiranni, ecc.). Il concetto viene ribadito nei versi seguenti, fino al dramma della “vendita” dell’individuo alla società. (4) Doppio significato: a) milioni di generazioni hanno subito questo trattamento; b) tu, individuo, sei lontano milioni di generazioni da... (5) L’inglese può permettersi di cambiare un verbo aggiungendo semplicemente un avverbio; in italiano è più difficile. In realtà significa pattinare via (nel buon testo della Giunti si opta per la traduzione “pattina via”). (6) Torna l’iconografia del Purgatorio già vista in Passion Play come se vivere nella società fosse una sorta di punizione. (7) L’uomo non ha più il controllo delle proprie azioni, brancola nel buio e cerca un rifugio naturale nella religione. (8) L’idea del Passion Play, come si vede, era già nata. (9) Letteralmente la linea circolare, un tondo (in antichi rituali il cerchio aveva forti significati simbolici), ma non dimentichiamo il gioco di parole: la circle line è una linea della metropolitana di Londra (quella gialla) che ferma a Baker Street, doveva viveva Anderson all’epoca. (10) Secondo Judson C. Caswell (v. il sito www.Cupofwonder.com) è la Storia il tema principale della canzone: “Vivendo ogni giorno al presente, privi dell’orientamento della Storia (negato all’inizio della canzone) equivale a pattinare su una sottile lastra di ghiaccio”. (11) La stessa immagine l’avevamo trovata in No Rehearsal (There’s one seat in the circle, five hundred million in the stalls).
BUNGLE IN THE JUNGLE(1) (CASINO NELLA GIUNGLA) Camminiamo in foreste con appartamenti di palme. Ci beffiamo delle scimmie che vivono nelle loro tende oscure Vicino all’abbeveratoio ubriache tutti i venerdì(2) mangiano le noccioline E tengono le uvette per la domenica Leoni e tigri attendono nell’oscurità Sono veloci ma pigri e dormono nel verde dei prati Facciamo casino(3) nella giungla Dai, per me va bene Sono una tigre quando cerco l’amore ma sono un serpente se le cose non funzionano Basta che tu dica una parola e i ragazzi arrivano immediatamente a piantarti gli artigli nella schiena per farti provare un brivido nella notte E’ così spaventoso avermi alle spalle? I lampi e i tuoni non potrebbero essere più potenti. Scriverò sulla tua tomba “Grazie per la cena”. Il gioco che facciamo noi animali è una bomba I fiumi sono pieni di feroci coccodrilli E Colui che creò i gattini(4) ha messo il serpente nei campi Ama la vita ma gli piace rischiare Sì, il Re al Suo tramonto aspetta l’alba per illuminare la Sua giungla mentre il gioco ricomincia Le scimmie sembrano felici di intonare il ritornello (1) La giungla (e gli animali) come metafora della vita di società piace ad Anderson, che ne fa largo uso (v. anche Wounded, Old and Treacherous, Rosa on the Factory Floor, Look at the Animals) e ho ragione di supporre, pur non avendone le prove, che l’autore conosca abbastanza bene The Jungle Book di Rudyard Kypling. La vita quotidiana è una lotta, come nella giungla, ma qui viene raccontata in modo scanzonato, (v. Look at the Animals). Come in Back Door Angels, torna il concetto che se Dio (il Re) ha creato ogni cosa, è pure l’autore del male (il serpente) che cinicamente guarda il truculento spettacolo della giungla. (2) Secondo Judson Caswell il riferimento qui è agli hippies, in quanto cita un’intervista di Anderson a “Rolling Stone” nel ‘71: “Odiavo gli hippies. Amore e pace, il potere dei fiori, noccioline e bacche...” Per Caswell (si veda SCC, vol.4 n. 32 o Cup of Wonder) complessivamente tutta la canzone se la prende con la società americana: “Il brano è una critica impressionista alla popolazione urbana americana vista da Anderson, che era solito descriverla come alla perenne ricerca di qualcosa, come se fosse in mezzo ad un gioco, crudele, violento e caotico. Questo è evidente in I’ll write on your tombstone... (3) Bungle è parola poco usata e quasi sicuramente usata per la rima. Significa fare confusione e ricorda molto lo slang tipico delle metropoli statunitensi. (4) Eccoci al Creatore del bene (i gattini innocenti) e del male, reso ancora più pericoloso dal fatto di essere nascosto (il serpente è nell’erba). Di nuovo Dio è associato ad un giocatore d’azzardo, è un player of pawns (pegni). Bob Dylan riprenderà il concetto di bene e male legato agli animali (seprente compreso) in God Gave Name to all the Animals, da “Slow Train Coming”, 1979.
THIRD HOORAH(1) (IL TERZO URRA’) Figlio della guerra danza il giorno e la notte(2) dolce bambino, come stai oggi? Quando hai le spalle al muro, e non ti resta che la sorte, stai dalla parte di chi puoi. Cerca ciò che hai dentro e attende di cominciare la battaglia quotidiana della vita. Danza con il figlio della guerra. Urrà Figlio della guerra danza il giorno e la notte dolce bambino, come stai oggi? Al fondo del tuo cuore, c’è la più piccola parte di un bisogno di vivere fino alla morte(3) con la spada al fianco e l’urlo in gola per colpire nel profondo il petto del bambino(4) Danza con il figlio della guerra. Urrà Figlio della guerra danza il giorno e la notte dolce bambino, come stai oggi? (1) Torna il tema della guerra. Anderson si rivolge ai “buoni” (sweet child) per indicare che dentro di noi abbiamo anche la cattiveria, la capacità di uccidere, e che in fondo la vita è una continua battaglia. (2) In realtà away sta indicare un’azione compiuta fino all’esaurimento: più propriamente si dovrebbe tradurre “trascorri ballando tutto il giorno e tutta la notte” (come pure nella title track). (3) E’ ambiguo e paradossale questo verso: è uno sprone alla vita e alla morte al tempo stesso. (4) Altro passaggio ostico: to strike life in the inner child’s breast da un lato dà l’idea di risvegliare una parte profonda di noi che ha bisogno di esprimersi, ma significa anche pugnalare al petto un bimbo, vittima dell’assurdità della guerra.
TWO FINGERS(1) (DUE DITA) Ci vedremo alla Pesa, quando sarà fatto il conto della vostra vita. E spendete delle fortune in atti divini per fare da contraltare ai peccati commessi. Depositate l’ultimo fardello ai parenti stretti in difficoltà: rimandate indietro il vaso da notte perché sia riempito nuovamente. E l’ostinato autore di miracoli(2) che intinge le mani in un bagno di sangue vi accoglierà all’ultimo pisolino e vi ricoprirà di fango. E dirà che dovreste proprio fare l’affare mentre chiede l’elemosina Beh, dovreste leccarvi bene due dita vi ringrazierà tutti per questo. Quando scivolate sul binario unto e cadete di schiena esprimete un desiderio e vi asciugate il naso sui binari del treno Mentre la locomotiva(3) nervosa, con il forno infuocato, avanza pesantemente - voi salutate - e le scintille svaniscono nella notte. E mentre salite sulla “buona nave terra” e vi mescolate con la polvere assicuratevi di lasciare le mutande a qualcuno di cui vi fidate. E quando il vecchio con il telescopio è all’ultimo approdo dovreste leccarvi bene due dita prima di stringergli la mano. (1) Rimando al n.7 per tutte le note relative a Lick Your Fingers Clean. Il testo presenta poche varianti. (2) Miracle al posto di social nell’originale accentua la connotazione religiosa. (3) La locomotiva (che non c’era nell’originale) è già un marchio di fabbrica dei Jethro. Si vedano anche le note a Locomotive Breath nel n.5. |
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